La Dislessia in età adulta
Un approfondimento sulle caratteristiche generali e neuropsicologiche della Dislessia in età adulta.
1. La Dislessia in età adulta. Caratteristiche della dislessia nel giovane adulto
È un dato incontestabile che una condizione costituzionale come i disturbi specifici dell’apprendimento, avendo una base biologica, continui a persistere anche in età adulta.
La base neurobiologica dei disturbi specifici dell’apprendimento è supportata da numerose ricerche e scoperte, prevalentemente da studi su soggetti adulti, a partire dai lavori di Galaburda, Sherman, Rosen, Aboitiz e Gerschwind (1985) e di Galaburda, LoTurco, Ramus, Fitch e Rosen (2006): essi hanno rilevato la presenza di ectopie neuronali in aree della corteccia cerebrale dell’emisfero sinistro.
Numerosi studi recenti (cfr. Linkersdörfer, Lonnemann, Lindberg, Hasselhorn e Fiebach, 2012; Paulesu, Danelli e Berlingeri, 2014; Richlan, Kronbichler e Wimmer, 2013; Vandermosten, Boets, Wouters e Ghesquière, 2012), soprattutto nel campo del neuroimaging strutturale e funzionale, hanno permesso di individuare aspetti strutturali presenti già prima dell’apprendimento della lettura (Clark et al., 2014) e le corrispondenti modificazioni funzionali (Norton et al., 2014) per quanto riguarda l’attivazione di specifiche regioni della corteccia cerebrale, in particolare al livello delle giunzioni temporo-occipitale e temporo-parietale dell’emisfero sinistro.
In sintesi, si riscontrano nei dislessici riduzioni significative di attività in aree della corteccia posteriore (in particolare l’area 37 di Brodmann) e una relativa iperattività di aree della corteccia frontale sinistra o di aree dell’emisfero destro.
Quest’ultimo dato avrebbe un significato di attivazione di risorse compensative.
Poiché molti di questi riscontri sono stati ricavati da studi di neuroimaging su giovani adulti, è chiara la persistenza anche nell’adulto di differenze strutturali e funzionali che costituiscono il substrato per caratteristiche di funzionamento cognitivo con aspetti riferibili al disturbo di lettura, seppure in forme meno evidenti per l’effetto di strategie compensative e di controllo.
Il dislessico adolescente o giovane adulto presenta un quadro di difficoltà che assume aspetti polimorfi, per il sommarsi del deficit di base con i processi e le strategie di compensazione che rendono il risultato finale (il successo accademico e formativo) talora scarsamente correlato all’efficienza dei processi di decodifica.
I dati della letteratura sugli adulti sono complessivamente scarsi e riguardano quasi esclusivamente il contesto di lingua inglese, per cui la generalizzazione alla realtà italiana dovrebbe essere compiuta con cautela, tenendo conto delle diverse caratteristiche ortografiche delle due lingue.
Il dislessico adulto spesso permane piuttosto lento nella lettura, mentre l’accuratezza migliora, lasciando solo pochi errori, ma di solito suggestivi (autocorrezioni, esitazioni, sostituzioni, come ad esempio errori di anticipazione basati sulla parte iniziale della parola).
Esistono tuttavia anche casi in cui la velocità di lettura raggiunge livelli normali, o quasi normali, ma a scapito dell’accuratezza o della comprensione del testo.
Anche la correlazione fra accuratezza e comprensione non è lineare, poiché in taluni casi la persistenza di molti errori di lettura non compromette la comprensione del testo, che evidentemente riflette processi cognitivi di livello superiore che prescindono, in parte, dall’efficacia della decodifica.
La lentezza può estendersi oltre i processi di lettura, investendo altri aspetti delle attività, quali ad esempio la stesura di un testo scritto, ma anche compiti non strettamente correlati, come l’organizzazione di un piano di azioni in sequenza.
Appare evidente, quindi, che i DSA, data la loro caratteristica di cronicità e persistenza nel tempo, non rappresentano un ambito di interesse che riguarda solo l’età evolutiva e i relativi servizi diagnostici, perché il problema continua a manifestarsi in età adulta e richiede specialisti e servizi che se ne occupino, se non altro a scopo diagnostico: infatti le normative attuali (Legge 170/2010 e provvedimenti successivi a livello nazionale e regionale) richiedono certificazioni diagnostiche per servirsi delle misure di supporto scolastico e accademico anche all'università.
In generale, la velocità di lettura nei dislessici migliora con l’età, pur mantenendosi invariata, o anche accentuata, la distanza rispetto alla curva evolutiva dei normolettori.
Le modificazioni che portano ad un graduale miglioramento del disturbo, talora si scontrano con l’aumento delle richieste che, in parallelo, l’ambiente scolastico pone ai ragazzi con DSA, dando per scontato che le abilità di base di lettura, scrittura e calcolo siano acquisite e automatizzate.
Buona parte dei soggetti con DSA vengono identificati nei primi anni di scolarizzazione, ma i casi più lievi possono sfuggire ed emergere come problema solo alla scuola secondaria o addirittura all’università.
Esiste inoltre una notevole popolazione di persone adulte che non ha mai ricevuto una diagnosi, dato che la sensibilità del mondo della scuola e della società in generale in Italia è stata molto carente fino a pochi anni fa.
2. La Dislessia in età adulta. Il profilo neuropsicologico
Il profilo neuropsicologico dei dislessici adulti è assai variabile e in molti casi merita una valutazione e un’analisi approfondita che va oltre l’esame delle abilità strumentali di base.
Sono infatti presenti in varia misura disturbi di lettura (velocità, accuratezza, comprensione) che possono interessare alcuni tipi di prove e non altre, disturbi della scrittura (struttura della produzione, velocità, correttezza, realizzazione grafomotoria) e disturbi del calcolo (transcodifica dei numeri, fatti aritmetici, algoritmi del calcolo, soluzione di problemi, ecc.).
Oltre a questi aspetti di base, spesso è necessario completare la valutazione con prove relative al linguaggio (denominazione di figure, fluenza lessicale, comprensione del linguaggio orale, ecc.), all’attenzione (selettiva, focalizzata, divisa, alternata) e alla memoria (a breve e a lungo termine).
In particolare in un grande numero di casi si possono riscontrare deficit della memoria di lavoro verbale (fonologica). In casi particolari può essere opportuno estendere la valutazione anche ad altre aree, come la memoria a lungo termine e le funzioni visuo-spaziali.
Queste valutazioni aggiuntive si rendono necessarie con l’obiettivo di avere una descrizione dettagliata del profilo funzionale della persona, che nei singoli casi può assumere aspetti molto diversi.
Una descrizione adeguata del profilo funzionale è la premessa indispensabile per mettere in atto interventi di aiuto personalizzati, in particolare in ambito scolastico o accademico.
Nella letteratura scientifica sui DSA sono frequenti i tentativi di individuare sottotipi clinici del quadro di dislessia evolutiva, sulla base delle caratteristiche del soggetto e dei suoi deficit, ricalcando i quadri clinici delle dislessie acquisite da lesione cerebrale (ad esempio, dislessia superficiale, dislessia fonologica, ecc.).
Un’impostazione cognitivista, basata su un’analisi molto sofisticata del processo di lettura e delle sue componenti, giunge a ipotizzare almeno 17 forme diverse di dislessia (Friedmann e Coltheart, 2016).
L’applicabilità pratica di queste impostazioni è scarsa, poiché richiederebbe uno strumentario di valutazione ad hoc, impostato rigorosamente secondo il modello cognitivo del processo di lettura, mentre gli strumenti diagnostici disponibili sono molto limitati e non progettati a tale scopo.
Le prove usualmente utilizzate, infatti, sono costituite da liste di parole, di non-parole e da brani; in tale contesto è riportato che la lettura di non-parole è generalmente la prova più sensibile, poiché richiede un impegno inconsueto del sistema fonologico, tuttavia in molti casi, specialmente quando il disturbo di lettura è accompagnato da disturbi di scrittura e di calcolo, anche la lettura di un brano risulta molto sensibile (Angelini et al., 2015).
La presenza di disturbi della comprensione e di residue difficoltà più generali del linguaggio sono elementi presenti in un certo numero di casi di dislessia nel giovane adulto, e dovrebbero essere individuati, poiché possono avere ricadute importanti sulle attività.
Un’estensione della valutazione ad altre aree si impone infine nei casi abbastanza frequenti di comorbidità con disturbi dell’attenzione o altre condizioni particolari, come il disturbo di coordinazione motoria, la sindrome non verbale e forme di funzionamento cognitivo limite.
Massimo Ciuffo, Damiano Angelini, Caterina Barletta Rodolfi, Antonella Gagliano, Enrico Ghidoni, Giacomo Stella, Manuale BDA 16-30 (Batteria Dislessia Adulti – Prove di Lettura, Scrittura e Comprensione), Giunti Psychometrics 2019
Per approfondimenti:
Leiter-3 (Leiter International Performance Scale – Third Edition) - Il test non verbale per la misura del QI e dell’abilità cognitiva
Prove MT-3 Clinica - La valutazione delle abilità di Lettura e Comprensione per la scuola primaria e secondaria di I grado
WISC-IV (Wechsler Intelligence Scale for Children-IV) – Il riferimento normativo italiano e internazionale
DDE-2 - Batteria per la Valutazione della Dislessia e della Disortografia Evolutiva-2
RSR-DSA 1°-2° anno e 3°-5° anno della scuola primaria - Per l’identificazione dei casi con sospetto DSA nei bambini della scuola primaria
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