Quanto e cosa ricordiamo degli eventi della nostra vita?
La memoria è sicuramente uno dei temi di studio più importanti della Psicologia e delle Scienze Umane, che affascina da sempre studiosi, ricercatori e appassionati della materia.
Chiarire in che misura l’uomo sia in grado di ricordare gli eventi della propria vita ha importanti implicazioni nello studio del funzionamento delle rappresentazioni cerebrali e rispetto a tutte quelle situazioni cliniche nelle quali si è in presenza di difficoltà e disturbi associati alla memoria.
Vediamo in questo articolo le difficoltà insite nell'analisi della memoria episodica, i più recenti risultati in nostro possesso e le prospettive per il futuro della ricerca.
Le difficoltà insite nello studio della memoria episodica
A causa delle difficoltà intrinseche allo studio degli eventi naturalistici, una grande quantità di lavoro sulla memoria episodica si è concentrata sulla valutazione del ricordo di singole parole, facce, oggetti, parole elencate in liste.
Le condizioni del mondo reale, tuttavia, sono molto diverse da quelle replicate negli esperimenti di laboratorio, basati, il più delle volte, su elenchi di parole e immagini.
Poiché gli eventi episodici sono incorporati nel contesto spaziale e temporale, sono influenzati dalla componente emotiva e dalle attività e dagli obiettivi posti dal contesto.
Tali eventi, inoltre, vengono codificati dai differenti soggetti in modo naturale e involontario e dipendono dalle interazioni complesse di un gran numero di variabili interne ed esterne.
Le principali difficoltà nello studio della memoria episodica sembrano dunque essere le seguenti:
gli eventi della vita reale sono unici e irripetibili;
gli eventi della vita reale non possono essere scomposti e analizzati come un elenco di parole;
gli eventi della vita reale, per lo più, non sono codificati deliberatamente, al contrario degli esperimenti di laboratorio, in cui ai soggetti viene chiesto di memorizzare determinati elementi;
molti studi sui ricordi della vita reale si basano sulla valutazione soggettiva e qualitativa delle risposte, in contrasto con le richieste, di natura quantitativa, più comunemente usate in condizioni di laboratorio.
La sfida per gli psicologi e gli studiosi della memoria sembra dunque essere quella di avvicinare il più possibile l’esperienza replicata agli eventi della vita reale.
L’esperimento
Nella loro analisi sul campo gli studiosi del Kreiman Lab del Center for Life Science di Boston hanno cercato di analizzare la memoria episodica con l’ausilio di video, modelli di tracciamento oculare e un modello computazionale.
Hanno suddiviso l’esperimento in tre parti, una condotta in un ambiente aperto, una in un ambiente chiuso e una in laboratorio.
Nella prima parte dell’esperimento hanno monitorato e registrato circa un'ora di vita di 19 partecipanti di età compresa tra i 18 e i 22 anni mentre camminavano all'aperto seguendo un percorso prestabilito.
Nella seconda parte gli studiosi hanno registrato gli stessi soggetti per un’ora mentre seguivano un percorso in un ambiente chiuso, presso il Museum of Fine Arts di Boston.
Per registrare le informazioni i soggetti indossavano uno strumento per il tracciamento oculare e una videocamera.
La terza parte dell’esperimento prevedeva un test di valutazione della memoria condotto il giorno successivo in laboratorio.
Durante questo test sono stati presentati ai soggetti due video della durata di un secondo ciascuno: uno che mostrava frammenti casuali della propria esperienza e uno che mostrava frammenti casuali di quella di un altro soggetto.
I partecipanti dovevano premere un tasto per indicare se i frammenti del video erano parte della propria esperienza personale o no.
Successivamente, gli studiosi hanno valutato con l’ausilio di un modello di apprendimento automatico se i soggetti fossero in grado di distinguere le loro esperienze episodiche personali da quelle altrui.
I risultati
Dai risultati è emerso che i soggetti non sono stati in grado, nella maggior parte dei casi, di riconoscere gli eventi della propria esperienza personale, mostrando come i dettagli dell'esperienza quotidiana non vengano, in gran parte, conservati nella memoria.
Una vasta letteratura precedente sembra aver mostrato che le persone potrebbero non prestare attenzione o non essere pienamente consapevoli di ciò che stanno guardando. Questo potrebbe spiegare in modo parziale i risultati dell’esperimento.
Inoltre i risultati ottenuti sembrano validare la teoria secondo cui il numero di visioni oculari è correlato alla memorizzazione episodica senza che queste siano necessarie o sufficienti alla formazione di essa.
Conclusioni
Comprendere e misurare la formazione della memoria episodica potrebbe avere importanti implicazioni nell'individuazione e nel trattamento di molte difficoltà e problematiche cognitive.
Un resoconto più accurato e sistematico della memoria episodica a livello comportamentale e teorico potrebbe giocare infatti un ruolo cruciale nell'identificazione dei circuiti neurali alla base della formazione della memoria.
I futuri studi in materia di memoria episodica dovrebbero, pertanto, cercare di annullare il più possibile le distanze tra l’ambiente di laboratorio e la vita reale, riproducendo in maniera sempre più fedele l’esperienza dei soggetti indagati.
Includere le connessioni tra gli eventi sensoriali e le esperienze interne, gli obiettivi, la storia personale dei soggetti indagati e le loro interazioni sociali potrebbe rappresentare un’importante svolta per il futuro della ricerca scientifica in questo campo.
Articolo originale e riferimenti bibliografici: Minimal memory for details in real life events di Pranav Misra, Alyssa Marconi, Matthew Peterson & Gabriel Kreiman, Nature Scientific Reports, 12 novembre 2018