Introduzione



Essere genitori presuppone il possesso di capacità e di competenze utili per creare uno spazio mentale e relazionale in cui i bambini possono crescere in sicurezza e, passo dopo passo, trovare e costruire il proprio sé in modo autonomo. In questo articolo parleremo della funzione genitoriale, degli stili educativi e approfondiremo la valutazione delle competenze genitoriali in ambito forense.



1. La funzione genitoriale



Secondo Bornstein la competenza genitoriale è un costrutto complesso che comprende la personalità del genitore, un’adeguata competenza relazionale e sociale.


La competenza genitoriale è definita dai bisogni e dalle necessità dei figli in base ai quali il genitore si attiverà, in modo tale da garantirne lo sviluppo affettivo, fisico, sociale e psichico. La genitorialità è, quindi, una competenza articolata su quattro livelli:


  1. Accudimento nutrizionale: accoglimento e comprensione delle esigenze fisiche e alimentari

  2. Accudimento materiale: modalità secondo cui i genitori strutturano il mondo fisico del bambino

  3. Accudimento sociale: comportamenti che mettono in atto i genitori per coinvolgere emotivamente il bambino negli scambi interpersonali

  4. Accudimento didattico: strategie messe in atto per permettere al bambino di interagire con l’ambiente


Secondo LeVine esistono tre obiettivi universali, applicati da tutti i genitori, nell'educazione dei propri figli:


  1. Sopravvivenza

  2. Benessere economico

  3. Autorealizzazione


Questi obiettivi sono disposti in ordine gerarchico: all'inizio i genitori concentrano le proprie energie per mantenere i propri figli in vita, insegnando loro a procurarsi il cibo, a tenersi al caldo e a stare lontani dai pericoli. 


Quando la sopravvivenza è assicurata, ci si può dedicare a sostenere in primis le qualità necessarie per l’autosufficienza economica e, infine, coltivare le capacità che favoriscono l’autorealizzazione.


Attraverso una revisione della letteratura, inoltre, Visentin individua diverse funzioni genitoriali: funzione protettiva, funzione affettiva, funzione regolativa, funzione normativa, funzione predittiva, funzione rappresentativa, funzione significante, funzione fantasmatica, funzione proiettiva, funzione differenziale e funzione transgenerazionale.


Infine, si può affermare che la genitorialità è un costrutto articolato secondo tre aree principali:


  1. Area delle competenze: le capacità di accudimento e di cura, le capacità empatiche e relazionali che determinano il comportamento educativo del genitore nei confronti del proprio bambino

  2. Area delle rappresentazioni: la personalità del genitore, la sua storia evolutiva personale, la sua qualità di attaccamento personale, la sua regolazione emotiva, il suo rapporto con le norme, la relazione di coppia e le relazioni transgenerazionali irrisolte

  3. Area delle pratiche: le modalità con cui i genitori strutturano il mondo fisico e le strategie che mettono in atto per far sì che il bambino sviluppi la propri autonomia, l’apprendimento e le relazioni sociali


2. Gli stili educativi dei genitori



I lavori di Diana Baumrind sono i più utilizzati nello schema di classificazione degli stili genitoriali. Focalizzandosi su quattro dimensioni di comportamento quali il controllo, la nutrizione, la chiarezza comunicativa e le richieste di maturità, ha potuto descrivere quattro tipi di stili educativi dei genitori:


  1. Genitorialità autoritaria: è contrassegnata da uno stile punitivo in cui il bambino è costretto a seguire i limiti e le direttive dei genitori. Il bambino è spesso controllato e le relazioni genitori-bambino sono contrassegnate da pochi scambi verbali. Ad esempio, un genitore autoritario potrebbe dire “Fa come ti dico o guai a te”

  2. Genitorialità autorevole: è quello stile educativo in cui c’è il giusto equilibrio tra controllo e autonomia. I genitori con questo stile sono calorosi e permettono ricchi scambi verbali, usano comportamenti non punitivi

  3. Genitorialità negligente o trascurante: i genitori sono poco interessati ai progressi del bambino, non lo sostengono e non danno i giusti strumenti per la comprensione del mondo e, di solito, rigettano la loro funzione genitoriale

  4. Genitorialità permissiva: sono genitori che prediligono l’affetto e il calore non preoccupandosi dei risultati del bambino. Essi pongono poche regole e pochi limiti e consultano il bambino per la presa di decisione


Questi stili genitoriali sono associati a particolari caratteristiche del bambino: i bambini di genitori autorevoli sono i più capaci poiché i genitori stabiliscono un buon equilibrio tra controllo e autonomia, sono fiduciosi delle possibilità del proprio figlio, tendono a far sviluppare l’indipendenza dei bambini.


I bambini di genitori autoritari sono più insolenti, sgarbati, socialmente incompetenti.


I bambini dei genitori trascuranti sono i meno maturi nella sfera sociale e cognitiva; infine, i bambini dei genitori permissivi sono spesso privi di obiettivi e poco interessati ai risultati.



3. Figure genitoriali devianti e inadeguate



Non sempre le capacità genitoriali si muovono verso una dimensione adattativa, in cui vi è la possibilità di esprimere una funzione sufficientemente buona in cui i fattori protettivi riescono a contrastare i fattori di rischio dovuti a stress e difficoltà dei genitori. 


Spesso si osserva l’esistenza di fenomeni di maladattamento delle funzioni genitoriali, tipici delle figure genitoriali devianti e inadeguate. 


Belsky e Vondra tentano di comprendere le cause del comportamento patologico nella funzione genitoriale, classificandolo in base alle influenze che modellano il comportamento dei genitori:


  1. Risorse e caratteristiche individuali dei genitori: sono fondamentali nello sviluppo del bambino e riflettono il contributo che i genitori portano nella relazione con il bambino. Le condizioni che mettono a rischio l’interazione con il bambino possono essere una gravidanza in adolescenza; conflittualità, separazione e divorzio; tossicodipendenza, alcolismo di uno o entrambi i genitori; disturbi mentali quali depressione materna, psicosi, ritardo mentale; maltrattamento e abuso psicologico e/o fisico

  2. Caratteristiche del bambino: disabilità, temperamento, nascita prematura

  3. Contesto sociale della relazione: in un contesto positivo, una famiglia è in grado di utilizzare le proprie risorse per funzionare in maniera soddisfacente; in un contesto difficile, invece, i genitori e la qualità stessa delle relazioni familiari sono influenzate dalla qualità e dalla disponibilità di aiuti provenienti dall'esterno. Non a caso l’isolamento sociale è una caratteristica tipica delle famiglie in cui vi sono fenomeni di abusi sui bambini sia fisici che sessuali.


4. La valutazione delle competenze genitoriali in ambito forense



La valutazione delle capacità e delle competenze genitoriali può essere definita come la pianificazione di un progetto che individui le aree di funzionamento maggiormente significative. Secondo Reder e Lucey la valutazione deve comprendere i seguenti temi:


  • L’adattamento al ruolo del genitore: il genitore provvede adeguatamente alle cure fisiche ed emotive? In caso di problemi, riesce a riconoscerli?

  • La relazione con i figli: quali sono i sentimenti dei genitori verso i figli? I genitori sono empatici nei confronti dei figli? Riescono a vedere i propri figli come entità distinte da loro?

  • Le influenze della famiglia: il genitore è capace di dare sostegno al proprio partner? Qual è il grado di coinvolgimento del bambino nelle discordie familiari?

  • L’interazione con il mondo esterno: sono presenti delle reti sociali di sostegno?

  • Le potenzialità di cambiamento: quali sono le probabilità che un aiuto terapeutico sia utile e quale reazione può suscitare tale aiuto?


La valutazione deve considerare e analizzare le risorse disponibili, per strutturare interventi di sostegno più opportuni. 


Secondo le linee guida per le valutazioni dell’affidamento dei figli nei procedimenti del diritto di famiglia dell’APA l’obiettivo della valutazione è contribuire a individuare il migliore interesse psicologico per il bambino. 


Deve, quindi, concentrarsi sulle competenze dei genitori, sulle esigenze psicologiche del figlio e il relativo contesto. 


In quest’ottica multidimensionale è opportuno che gli psicologi adottino metodi diversi e accurati di raccolta dei dati includendo test psicologici, colloqui clinici e osservazione comportamentale; raccolgano informazioni da varie fonti, quali scuole, medici, assistenti sociali, familiari. 


L’uso di una metodologia differente accresce l’affidabilità e la validità delle conclusioni, contribuendo a delineare un quadro più completo delle capacità, lacune e propensioni di ciascun soggetto esaminato.



Bibliografia



American Psychological Association (2010). Guidelines for Child Custody Evaluations in Family Law Proceedings


Bornstein, M.H. (1991). Crosscurrents in contemporary psychology. Cultural approaches to parenting. Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum Associates, Inc.


Camerini, G.B., Volpini, L., Lopez, G. (2019). Manuale di valutazione delle capacità genitoriali. APS-I: Assessment of Parental Skills-Interview. Rimini: Maggioli Editore


Di Blasio, P. (2005). Genitori e figli oltre la crisi: la valutazione delle competenze parentali tra rischio e protezione, Milano: Unicopoli


Fava Vizziello, G. (2003). Psicopatologia dello sviluppo. Bologna: Il Mulino


Malagoti Togliatti, M., Capri, P., Rossi, P., Lubrano Lavadera, A., Crescenzi, M. (2012). Linee Guida/2: L’ascolto del minore


Santrock, J.W. (2013). Psicologia dello sviluppo (Edizione Italiana a cura di Rollo, R.). Milano: McGraw-Hill Education


Schaffer, H.R. (1998). Lo sviluppo sociale (Edizione Italiana a cura di Oliverio Ferraris, A.). Milano: Raffaello Cortina Editore


Visentin, G.L. (2006). Definizione e funzioni della genitorialità