Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Art.1, Dichiarazione universale dei diritti umani


È il 1948, l’Europa e il mondo stanno uscendo da un conflitto che ha devastato interi popoli per il solo fatto di essere considerati diversi e quindi nemici; un “loro” diametralmente opposto al “noi”. La neonata Organizzazione delle Nazioni Unite approva la Dichiarazione universale dei diritti umani, riprendendo alcuni dei principi fondamentali del Bill of Rights, della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America e del documento figlio della Rivoluzione francese del 1789, la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino.

Molte delle rivendicazioni, delle lotte e delle conquiste relative ai diritti civili del XX secolo sono il frutto della consapevolezza che la Dichiarazione universale dei diritti umani ha, lentamente, generato nei popoli di tutto il mondo.

Nel 1995 l’UNESCO decide di celebrare i principi ispiratori di questo documento fondamentale, istituendo la Giornata internazionale della tolleranza, che viene celebrata il 16 novembre di ogni anno.

Perché la tolleranza si lega indissolubilmente ai diritti umani?

Rispetto, dialogo e cooperazione tra culture e popoli sono principi indispensabili per la tutela dei diritti umani.

In quest’ottica la tolleranza non rappresenta solo un principio morale ed etico, ma vero e proprio dovere politico e legale. Gli stati membri dell’Onu sono infatti chiamati a promuovere tolleranza, pari opportunità e diritti a tutti i membri della società, senza alcuna distinzione.

Che cos’è la tolleranza?

Parafrasando forse la più celebre frase sulla tolleranza mai pronunciata – Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirloVoltaire – la tolleranza si può definire come un “atteggiamento teorico e pratico di chi, in fatto di religione, politica, etica, scienza, arte, letteratura, rispetta le convinzioni altrui, anche se profondamente diverse da quelle cui egli aderisce e non ne impedisce la pratica estrinsecazione (Treccani, dizionario di filosofia, 2009).

La tolleranza è quindi apertura alla reciprocitàarmonia nella differenza e riconoscimento dell’identità complessa delle persone, dei gruppi e degli Stati. Per essere tolleranti è fondamentale partire dall’idea che ognuno di noi è diverso per aspetto, linguaggio, opinioni, comportamento, valori e che questa “differenza” genera rispetto, accettazione e stima, al posto di negazione, rifiuto e odio.

In quest’ottica, la tolleranza non è quindi una caratteristica innata nelle persone, ma un atteggiamento mentale, un sentire emotivo, che può (e deve) essere allenato e potenziato.

Come ci si allena alla tolleranza?

La tolleranza è, in un certo senso, un processo, che si snoda in quattro tappe fondamentali: Individuazione, Riconoscimento, Incontro e Scambio.

1.  INDIVIDUAZIONE è il primo passo: l’“io” viene a conoscenza dell’“altro”, della sua esperienza e delle sue caratteristiche distintive.

2.  RICONOSCIMENTO. L’individuazione e quindi la consapevolezza dell’esistenza dell’altro, comporta Interferenza: la relazione con l’altro genera informazioni che possono mettere in discussione le proprie convinzioni, stimolando la spinta propulsiva verso il Riconoscimento. Nell’individuo si sviluppa, così, una certa curiosità verso la coesistenza di opinioni, atteggiamenti, idee, stili di vita diversi dai propri e accettazione della propria e altrui unicità. Quando l’individuo riconosce l’altro, dimostra flessibilità cognitiva e propensione verso il compromesso reciproco. Crea le condizioni affinché le relazioni possano alimentarsi non solo nell’accordo, ma anche nella discordanza e nella diversità.

3.  INCONTRO. Al momento del riconoscimento, l’individuo sviluppa un Ascolto Attivo dell’altro: la capacità di sospendere il giudizio e di sintonizzarsi con il punto di vista altrui. Incontro è la consapevolezza che i propri e altrui modi di vivere la vita hanno la stessa importanza. L’incontro con l’altro si manifesta nella diffusione del mutuo rispetto e nella tendenza ad accogliere le caratteristiche uniche dell’altro, mostrando un sentimento di fiducia reciproca e sintonizzazione empatica rispetto al diverso da sé.

4.  SCAMBIO. L’incontro genera quindi Compassione e, per la prima volta, l’individuo sperimenta la capacità di mettersi nei panni dell’altro, identificando e condividendo emozioni, pensieri e atteggiamenti, anche in presenza di differenze rilevanti, con una nuova attenzione verso i bisogni altrui anche quando gli stessi confliggono con i propri. Si è pronti, a questo punto, a creare un vero e proprio Scambio con l’altro: promuovere accoglienza e valorizzazione delle differenze, esprimendo entusiasmo nei confronti di ciò che è diverso. Lo Scambio si manifesta attraverso la volontà a interfacciarsi con cultura, stili di vita e opinioni diverse dalle proprie, considerandole stimolanti per il proprio percorso di crescita personale.

Dialogo e conflitto: come si diventa tolleranti?

Praticare la tolleranza rappresenta un’azione consapevole, che nasce dal reciproco riconoscimento, dal mutuo scambio e dall’essere in relazione con un altro da sé. Essere tolleranti comporta essere persone-in-relazione, essere in cammino l’uno verso l’altro, riconoscendo vicendevolmente le proprie e le altrui differenze, individualità, opinioni e convinzioni, per creare un ponte che favorisca il dialogo e permetta a ciascuno di essere sé stesso con l’altro.

Nella Giornata Internazionale della tolleranza parteciperemo all’evento 4 Weeks 4 Inclusion con un intervento dedicato a Tolleranza attiva o indifferenza? Come trasformare i conflitti in azienda. Insieme a noi sarà presente Rondine Cittadella della Pace, l’organizzazione che da sempre si impegna nella riduzione dei conflitti armati nel mondo, utilizzando l’arma più efficace contro l’intolleranza: l’educazione.

Come si trasformano i conflitti alla luce della tolleranza?

I conflitti sono inevitabili e, in quanto tali, non devono e non possono essere ignorati o contrastati. Quello che possiamo fare è trasformare i conflitti in modo generativo, imparando a ricucire i legami feriti dalle ostilità.

Il Metodo Rondine è un percorso orientato alla trasformazione creativa dei conflitti, con una prospettiva antropologico-relazionale, che agisce sulle due dimensioni principali della persona: la dimensione individuale e quella collettiva.

Attraverso il Metodo Rondine si acquisisce consapevolezza di sé e delle proprie emozioni e si impara a fare i conti con “l’altro differente da Sé”. In questo modo è possibile curare le relazioni interpersonali favorendo conoscenza e rispetto reciproci e creando un terreno fertile per la collaborazione e la crescita personale e dell’intero contesto.

Come si trasformano i conflitti in azienda?

Partecipa all’evento 4 Weeks 4 Inclusion: Tolleranza attiva o indifferenza? Come trasformare i conflitti in azienda.



Bibliografia

https://www.un.org/en/observances/tolerance-day

https://www.treccani.it/enciclopedia/tolleranza_%28Dizionario-di-filosofia%29/#:~:text=Questo%20termine%20si%20pu%C3%B2%20definire,princip%C3%AE%2C%20specialmente%20morali%20e%20religiosi

https://rondine.org/