Introduzione


Il Disturbo borderline di personalità costituisce un complesso e pervasivo quadro clinico, caratterizzato da forte instabilità e mutevolezza nelle relazioni interpersonali, nell'immagine di sé, nell'umore e da una marcata impulsività. Nel presente articolo verrà definito il significato e l'uso specialistico del termine, i criteri diagnostici, le probabili cause e i fattori di rischio.



1.  Disturbo borderline di personalità: significato e criteri diagnostici



Il Disturbo borderline di personalità colpisce fino al 5,9% della popolazione mondiale ed esordisce, generalmente, entro la prima età adulta. Il Disturbo borderline di personalità colpisce, per lo più, soggetti di sesso femminile (75%) e va man mano a stabilizzarsi, mitigando la sua intensità con l’avanzare dell’età del soggetto, generalmente a partire dai 40-50 anni.



In tal senso, studi e ricerche sul campo (R. S. Biskin, 2015) sembrano dimostrare che, dopo circa 10 anni dalla prima ospedalizzazione, almeno la metà dei soggetti non presenta la maggior parte dei sintomi caratteristici della diagnosi.



Qual è il significato del termine borderline? L’accezione borderline sembra essere stata ereditata dai contributi della psicoanalisi, secondo i quali il disturbo caratterizzerebbe una condizione della personalità che si trova al confine tra i disturbi nevrotici (in cui l’Io si conserva unitario) e quelli psicotici (in cui l’Io è diviso, subisce una scissione).



Nonostante negli anni siano stati condotti numerosi studi che hanno prodotto preziosi risultati sulla natura e le caratteristiche del disturbo, ancora oggi, nella pratica clinica e nei sistemi nosografici, viene impiegato il termine originario.



Il Disturbo borderline di personalità, come riportato all'interno del DSM-5, viene diagnosticato quando sono presenti 5 o più dei seguenti elementi:



●  instabilità nelle relazioni interpersonali, caratterizzata dall’alternanza di sentimenti di idealizzazione ed estrema svalutazione dell’altro;


●  sforzi disperati per evitare un abbandono, tanto reale quanto immaginato;


●  instabilità dell’immagine e della percezione di sé;


●  impulsività caratterizzata da comportamenti dannosi per il soggetto (guida ad alta velocità, sessualità promiscua, abuso di alcol e stupefacenti, spese folli, ecc…);


●  gesti autolesionistici, automutilanti, pensieri e minacce suicidarie;


●  marcata reattività dell’umore (ansia, rabbia, disforia);


●  sentimenti cronici di vuoto esistenziale e personale;


●  difficoltà a controllare la rabbia;


●  sintomi dissociativi in associazione a forte stress.



Per via delle diverse possibili combinazioni di sintomi che possono connotare l’esperienza di una persona con disturbo borderline, è possibile riconoscere due elementi caratteristici attraverso i quali inquadrare e comprendere il disturbo: l’impulsività e l’instabilità (affettiva, relazionale e nell’immagine di sé), associati all'intenso timore dell’abbandono e alla disregolazione delle emozioni.


Il timore dell’abbandono consiste nella percezione di un’incombente e intollerabile separazione, di un rifiuto da parte dell’altro e, più in generale, della perdita di un supporto esterno, tale da destabilizzare la persona e indurre cambiamenti e alterazioni nell'immagine di sé, andando a incidere sull'affettività, sulla cognizione e sul comportamento.



L’individuo con personalità borderline infatti intrattiene relazioni intense e instabili, in quanto oscilla tra l’idealizzazione delle persone vicine e la loro totale svalutazione, causata proprio da un’alterata percezione del comportamento e delle intenzioni altrui. Con la stessa ambivalenza e forza, sperimenta comportamenti auto ed eterodiretti di tipo distruttivo, imprevedibile e talvolta violento (impulsività, minacce di suicidio o effettivi atti suicidari o autolesivi).



Di solito, in seguito a queste azioni, la persona può poi sperimentare uno stato di profonda tristezza, senso di vuoto e isolamento, che possono contribuire ad alimentare la già presente percezione di sé come di un individuo inadeguato, cattivo, insulso o addirittura inesistente. La reattività e le alterazioni dell’umore possono riguardare depressione, irritabilità, ansia, disperazione e rabbia.



Talvolta, lo stress estremo causato dalla percezione dell’abbandono e dell’inadeguatezza può condurre a eventi dissociativi, per cui l’individuo borderline si sente distaccato da sé stesso o dal proprio corpo. Sensazioni alle quali può reagire con atti di autolesionismo.



2.  Disturbo borderline di personalità: principali cause e fattori di rischio



Gli studiosi non sono ancora d’accordo nell'attribuire al Disturbo borderline di personalità una causa scatenante chiara e precisa. L’attuale ricerca sul campo suggerisce che allo svilupparsi e all'aggravarsi del disturbo concorrano fattori genetici, strutturali, ambientali, culturali e sociali.



In genere, coloro che in famiglia hanno un parente di primo grado con Disturbo borderline di personalità, come esposto nel DSM-5, possono essere soggetti a un rischio cinque volte maggiore di sviluppare il disturbo.  Un aumento considerevole del rischio è associato a condotte estreme, come abuso di sostanze, o alla presenza di altri disturbi in comorbidità, che aggravano il quadro clinico, la prognosi e le possibilità di riuscita del trattamento, quali:



●  Disturbi depressivi;


●  Disturbi bipolari;


●  Disturbi d’ansia;


●  Disturbo post-traumatico da stress;


●  Disturbi da abuso di sostanze;


●  Disturbi alimentari;


●  Disturbo antisociale di personalità.



La presenza di possibili altri disturbi in comorbidità ha dato luogo a fiorenti filoni di ricerca volti a indagare se alcuni di questi, al confine con il Disturbo borderline di personalità, potessero meglio spiegarne le caratteristiche.



Una delle ipotesi si riferiva al fatto che la personalità borderline costituisse, in realtà, una sotto-condizione della schizofrenia, oggi inquadrata dal DSM-5 come Disturbo schizotipico di personalità.



Un ulteriore contributo ha riguardato l’ipotesi che il Disturbo borderline di personalità rappresentasse una forma “atipica” dei disturbi dell’umore, nello specifico del Disturbo bipolare di tipo II, per via dei rapidi cambiamenti dell’umore osservati nell'individuo borderline.



Infine, in anni recenti, l’interesse è stato rivolto allo studio della correlazione esistente tra Disturbo borderline di personalità e Disturbo post-traumatico da stress, che si trovano frequentemente in comorbidità ma che rappresentano quadri chiari e delineati.



Pertanto, nonostante le intuizioni qui riportate, non sembrano esistere in letteratura evidenze a supporto della totale equivalenza del Disturbo borderline di personalità con i disturbi sopramenzionati.



Studi e ricerche (C. Schmahl, S. C. Herpertz e altri, 2014) sembrano dimostrare che il Disturbo borderline di personalità sia associato anche a cambiamenti e modifiche a livello strutturale e funzionale del cervello, in particolar modo in riferimento alle aree cerebrali deputate alla regolazione e al controllo degli impulsi e della sfera emotiva. 



Da tali studi, tuttavia, non sono emerse evidenze che attestino se tali modificazioni siano precedenti alla comparsa del disturbo e considerabili quindi come fattori di rischio o, al contrario, conseguenti ad esso.



Sicuramente, i contributi che possono arrivare dalla ricerca sui correlati neuronali del Disturbo borderline di personalità concorrono alla formulazione del trattamento farmacologico che spesso viene predisposto per i pazienti.



Allo stesso modo, nella storia delle persone con Disturbo borderline di personalità, possiamo individuare trascorsi caratterizzati da abusi psicofisici o sessuali, incuria, funzioni genitoriali carenti e perdita precoce di un genitore in età infantile o preadolescenziale.



I fattori di rischio, tuttavia, non devono mai essere considerati come predittivi in sede diagnostica, ma vanno intesi come parte integrante della raccolta di informazioni utili per compiere una diagnosi.



La mera esposizione a condotte violente, caratterizzate da abusi, maltrattamenti e incuria in età infantile non è garanzia, di per sé, dello sviluppo di quadri clinici patologici. Inoltre, nonostante la possibilità di individuare nelle esperienze familiari alcuni presupposti per lo sviluppo di un Disturbo borderline di personalità, oggi il ruolo del nucleo familiare del paziente è stato rivalutato ed esistono programmi di intervento volti a coinvolgere attivamente la famiglia del paziente nei percorsi di cura.



Per quanto concerne la prognosi, la letteratura recente, incentrata sui programmi di follow-up, è arrivata a confutare la tradizionale tesi dell’immutabilità del Disturbo borderline di personalità.



Sembrerebbe infatti che buona parte delle persone vada incontro a remissione della sintomatologia nell'arco di diversi anni, nonostante la presenza di tratti più stabili nel tempo che si conservano (come l’instabilità affettiva) rispetto ad altri (per esempio, l’autolesionismo).




Per un'introduzione ai Disturbi della personalità ti consigliamo: Personalità e disturbi di personalità: significato, caratteristiche, modelli di riferimento




Bibliografia



DSM-5, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, American Psychiatric Association, Raffaello Cortina Editore, 2014


BorderlinePersonality Disorder, NIMH (National Institute of Mental Health) U.S.., 2017


Martino, F., Lia, L., Bortolotti, B., Menchetti, M., Monari, M., Ridolfi, M. E. & Berardi, D. (2014), La famiglia del paziente con disturbo borderline di personalità: carico della malattia e interventi destinati ai caregiver. Rivista di Psichiatria, 49(5), 199-206


Gunderson, J. G., & Hoffman, P. D. (Eds.). (2011), Disturbo di personalità borderline: Una guida per professionisti e familiari. Springer Science & Business Media


Robert S.Biskin,The Lifetime Course of Borderline Personality Disorder, NCBI, 2015


Christian Schmahl,Sabine C. Herpertz e altri, Mechanisms of disturbed emotion processing andsocial interaction in borderline personality disorder: state of knowledge andresearch agenda of the German Clinical Research Unit, NCBI, 2014




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