“Il funzionamento è l’esperienza vissuta delle persone. È un’esperienza
universale dell’uomo, dove corpo, persona e società sono interconnessi.
Nel corso della loro vita, le persone possono avere esperienza di
livelli di funzionamento diversi, associati a disturbi congeniti, danno
fisico, stati patologici acuti o cronici, o invecchiamento”
(Stucki, G. e Cieza, A., 2008. The International Classification of
Functioning, Disability and Health (ICF) in physical and rehabilitaion
medicine. Eur J Phys Rehabil Med, 44: 299-302).
Con l’International Classification of Functioning Disabilty and Health (ICF), approvata nel 2001, l’OMS, secondo il quale almeno il 10% della popolazione mondiale ha una qualche esperienza di disabilità, ha fornito una cornice oggi universalmente condivisa entro la quale descrivere le funzionalità e le disabilità. L’ICF sposta infatti l’attenzione dalla causa alle conseguenze, mettendo tutti i problemi di salute sullo stesso piano e facendo in modo che possano essere fra loro confrontati usando una metrica comune. Inoltre, prende in considerazione anche gli aspetti sociali della disabilità, non vedendola più come un fatto esclusivamente “medico”. Si comprende facilmente come i concetti di malattia e disabilità vengano, nell’ICF, visti sotto un’altra luce e come questo rappresenti uno strumento fondamentale per la riabilitazione. Lo spostamento del focus sul funzionamento e l’assunzione di un approccio ecologico al problema permettono ad operatori di diversa estrazione (psicologi, medici, terapisti, operatori sociali, insegnanti, ecc.) di lavorare in equipe dalla presa in carico del paziente, alla sua (re)integrazione nel proprio ambiente familiare, di lavoro e relazioni sociali.
Nel 2003 è stata completata anche la versione per bambini e adolescenti (ICF-CY)
pensata per rappresentare le caratteristiche dello sviluppo del bambino
e l’influenza dell’ambiente circostante su di esso. In questo modo
l’approccio ICF viene esteso anche ai problemi di salute e disabilità
che possono limitare il pieno sviluppo nell’infanzia, la fanciullezza e
l’adolescenza.
Ad oggi, però, l’utilizzo dell’ICF-CY, pur caldeggiato a vari livelli
(di OMS, Unione Europea e governi nazionali e regionali), è stato
ostacolato da due fattori: la mancanza di formazione degli operatori e
la complessità d’uso. Con i suoi 1724 codici, questo sistema di
classificazione risulta oneroso da applicare, richiedendo un
sovraccarico di tempo e un insieme di competenze differenti in grado di
verificare i codici utili.
Fedele a una visione applicativa, Giunti Psychometrics sta realizzando, in collaborazione con Fondazione “Don Carlo Gnocchi” Onlus, un programma di strumenti per l’ICF-CY, fondato sui core-set.
Questi sono una riduzione psicometrica (quindi validata attraverso
metodologie statistiche e con finalità metriche) dell’ICF, per
permetterne l’uso nella pratica e nella ricerca clinica. Si tratta di
elenchi (basati su un consenso generale) di categorie ICF, rilevanti per
specifiche patologie o contesti riabilitativi e individuate con criteri
economici (cioè nel numero minimo necessario a descrivere lo spettro
prototipico dei problemi di funzionamento e di salute di pazienti con
determinate condizioni di disabilità). I core-set (che possono ridurre a
una quindicina il numero di codici da identificare e sono specifici per
patologia/disabilità) sono lo strumento ideale di applicazione
dell’ICF-CY. Il progetto di Giunti Psychometrics prevede la messa a disposizione
di tutti gli operatori interessati alla riabilitazione, dei servizi del
SSN e delle scuole di manuali d’uso e sviluppo dei core-set e di
programmi informatizzati per la loro applicazione.