
Giornata Internazionale della Tolleranza: una finestra aperta sulla diversità
11 Novembre 2021Tutti gli esseri
umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli
altri in spirito di fratellanza.
Art.1, Dichiarazione universale dei diritti umani
È il 1948, l’Europa e il mondo stanno uscendo da un conflitto
che ha devastato interi popoli per il solo fatto di essere considerati diversi
e quindi nemici; un “loro” diametralmente opposto al “noi”. La neonata
Organizzazione delle Nazioni Unite approva la Dichiarazione universale dei
diritti umani, riprendendo alcuni dei principi fondamentali del Bill of
Rights, della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America e del
documento figlio della Rivoluzione francese del 1789, la Dichiarazione dei
diritti dell’uomo e del cittadino.
Molte delle rivendicazioni, delle lotte e delle conquiste
relative ai diritti civili del XX secolo sono il frutto della consapevolezza
che la Dichiarazione universale dei diritti umani ha, lentamente, generato nei
popoli di tutto il mondo.
Nel 1995 l’UNESCO decide di celebrare i principi
ispiratori di questo documento fondamentale, istituendo la Giornata
internazionale della tolleranza, che viene celebrata il 16 novembre
di ogni anno.
Perché la tolleranza si lega indissolubilmente ai diritti umani?
Rispetto, dialogo e cooperazione tra culture e popoli sono principi indispensabili per la tutela dei diritti umani.
In quest’ottica la tolleranza non rappresenta solo un principio
morale ed etico, ma vero e proprio dovere politico e legale. Gli
stati membri dell’Onu sono infatti chiamati a promuovere tolleranza, pari
opportunità e diritti a tutti i membri della società, senza alcuna
distinzione.
Che cos’è la tolleranza?
Parafrasando forse la più celebre frase sulla tolleranza mai
pronunciata – Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino
alla morte il vostro diritto di dirlo, Voltaire –
la tolleranza si può definire come un “atteggiamento teorico e pratico
di chi, in fatto di religione, politica, etica, scienza, arte, letteratura, rispetta
le convinzioni altrui, anche se profondamente diverse da quelle cui egli
aderisce e non ne impedisce la pratica estrinsecazione (Treccani,
dizionario di filosofia, 2009).
La tolleranza è quindi apertura alla reciprocità, armonia
nella differenza e riconoscimento dell’identità complessa delle persone,
dei gruppi e degli Stati. Per essere tolleranti è fondamentale partire
dall’idea che ognuno di noi è diverso per aspetto, linguaggio, opinioni,
comportamento, valori e che questa “differenza” genera rispetto, accettazione
e stima, al posto di negazione, rifiuto e odio.
In quest’ottica, la tolleranza non è quindi una
caratteristica innata nelle persone, ma un atteggiamento mentale, un sentire
emotivo, che può (e deve) essere allenato e potenziato.
Come ci si allena alla tolleranza?
La tolleranza è, in un certo senso, un processo, che si
snoda in quattro tappe fondamentali: Individuazione, Riconoscimento,
Incontro e Scambio.
1.
INDIVIDUAZIONE è il primo passo: l’“io” viene
a conoscenza dell’“altro”, della sua esperienza e delle sue caratteristiche
distintive.
2.
RICONOSCIMENTO. L’individuazione e quindi
la consapevolezza dell’esistenza dell’altro, comporta Interferenza: la
relazione con l’altro genera informazioni che possono mettere in discussione
le proprie convinzioni, stimolando la spinta propulsiva verso il Riconoscimento.
Nell’individuo si sviluppa, così, una certa curiosità verso la coesistenza di
opinioni, atteggiamenti, idee, stili di vita diversi dai propri e accettazione
della propria e altrui unicità. Quando l’individuo riconosce l’altro,
dimostra flessibilità cognitiva e propensione verso il compromesso reciproco.
Crea le condizioni affinché le relazioni possano alimentarsi non solo
nell’accordo, ma anche nella discordanza e nella diversità.
3.
INCONTRO. Al momento del riconoscimento,
l’individuo sviluppa un Ascolto Attivo dell’altro: la capacità di sospendere
il giudizio e di sintonizzarsi con il punto di vista altrui. Incontro
è la consapevolezza che i propri e altrui modi di vivere la vita hanno la stessa
importanza. L’incontro con l’altro si manifesta nella diffusione del mutuo
rispetto e nella tendenza ad accogliere le caratteristiche uniche
dell’altro, mostrando un sentimento di fiducia reciproca e sintonizzazione
empatica rispetto al diverso da sé.
4.
SCAMBIO. L’incontro genera quindi Compassione
e, per la prima volta, l’individuo sperimenta la capacità di mettersi nei
panni dell’altro, identificando e condividendo emozioni, pensieri e
atteggiamenti, anche in presenza di differenze rilevanti, con una nuova attenzione
verso i bisogni altrui anche quando gli stessi confliggono con i propri. Si
è pronti, a questo punto, a creare un vero e proprio Scambio con l’altro:
promuovere accoglienza e valorizzazione delle differenze,
esprimendo entusiasmo nei confronti di ciò che è diverso. Lo Scambio si manifesta
attraverso la volontà a interfacciarsi con cultura, stili di vita e opinioni
diverse dalle proprie, considerandole stimolanti per il proprio percorso
di crescita personale.
Dialogo e conflitto: come si diventa tolleranti?
Praticare la tolleranza rappresenta un’azione consapevole,
che nasce dal reciproco riconoscimento, dal mutuo scambio e
dall’essere in relazione con un altro da sé. Essere tolleranti comporta
essere persone-in-relazione, essere in cammino l’uno verso l’altro,
riconoscendo vicendevolmente le proprie e le altrui differenze, individualità,
opinioni e convinzioni, per creare un ponte che favorisca il dialogo
e permetta a ciascuno di essere sé stesso con l’altro.
Nella Giornata Internazionale della tolleranza parteciperemo
all’evento 4 Weeks 4 Inclusion con un intervento dedicato a Tolleranza
attiva o indifferenza? Come trasformare i conflitti in azienda.
Insieme a noi sarà presente Rondine Cittadella della Pace,
l’organizzazione che da sempre si impegna nella riduzione dei conflitti armati
nel mondo, utilizzando l’arma più efficace contro l’intolleranza: l’educazione.
Come si trasformano i conflitti alla luce della tolleranza?
I conflitti sono inevitabili e, in quanto tali, non
devono e non possono essere ignorati o contrastati. Quello che possiamo fare è
trasformare i conflitti in modo generativo, imparando a ricucire i legami
feriti dalle ostilità.
Il Metodo Rondine è un percorso orientato alla trasformazione
creativa dei conflitti, con una prospettiva antropologico-relazionale, che
agisce sulle due dimensioni principali della persona: la dimensione
individuale e quella collettiva.
Attraverso il Metodo Rondine si acquisisce consapevolezza
di sé e delle proprie emozioni e si impara a fare i conti con “l’altro
differente da Sé”. In questo modo è possibile curare le relazioni
interpersonali favorendo conoscenza e rispetto reciproci e
creando un terreno fertile per la collaborazione e la crescita
personale e dell’intero contesto.
Come si trasformano i conflitti in azienda?
Bibliografia
https://www.un.org/en/observances/tolerance-day