Le abitudini: 6 domande a Luca Mazzucchelli
13 Marzo 20191) Abbandoniamo l’idea comune secondo cui l’abitudine sia associata alla routine, alle azioni ripetitive e noiose. Seguendo questo ragionamento, c’è un lato positivo dell’abitudine?
Spesso pensiamo alle abitudini immaginando qualcosa di noioso. In realtà, credo che le persone che riescono a ottenere grandi risultati dalla vita siano degli abitudinari. Queste persone, infatti, riescono a mettere in pratica delle azioni “vincenti”, a coltivarle e a ripeterle in maniera instancabile, giorno dopo giorno.
In effetti, la maggior parte delle cose che facciamo ogni giorno, viene da noi compiuta in modo automatico, senza pensarci. Come cambierebbe infatti la nostra vita se ogni giorno riuscissimo a essere grati senza doverci pensare in maniera attiva? O, ad esempio, se riuscissimo a leggere per 15 minuti un libro di crescita personale, di filosofia o di psicologia, senza il minimo sforzo?
Probabilmente se riuscissimo ad applicare delle modifiche concrete alla nostra vita esse sarebbero, dall'oggi al domani, molto poche. Sul lungo termine, invece, tali modifiche sarebbero in grado di farci diventare delle persone differenti, più capaci e felici.
Chiaramente non dovremmo mai diventare schiavi delle abitudini, non dovremmo mai affidarci solo ed esclusivamente a tali automatismi, ma vigilare sulla loro effettiva utilità, in base a quelli che sono i nostri valori e obiettivi personali.
Può accadere, infatti, che un determinato comportamento che oggi ci permette di diventare migliori, in altre fasi della nostra vita, si mostrerebbe controproducente. In tal caso dobbiamo essere pronti a correggere la rotta e adottare comportamenti più funzionali e gratificanti.
2) Le abitudini apprese da bambini sembrano accompagnarci anche nella nostra vita di adulti. Rimangono ancorate per sempre alla nostra personalità?
Se non credessi nel cambiamento, probabilmente cambierei mestiere. Credo infatti che le abitudini più difficili da modificare siano probabilmente quelle che hanno una storicità maggiore, ma da qui a dire che resteranno per sempre, occorre prestare prudenza.
Credo infatti, dal mio punto di vista di psicologo e psicoterapeuta, che occorra prendere in considerazione e soppesare con cura le diverse situazioni della vita di una persona e, di conseguenza, fornirgli tutti gli strumenti utili a promuovere in lei un cambiamento efficace e sostenibile nel tempo.
3) Sono modificabili?
Alcune persone riescono a modificarle molto, altre solo in piccola parte. In alcuni casi si riesce in poco tempo e in altri, invece, ne occorre di più. La risposta a questa domanda va cercata indagando all'interno del contesto specifico che sorregge un determinato comportamento.
4) Ci sono fattori che hanno un peso nella costruzione di un’abitudine e sui quali possiamo lavorare per far sì che un’abitudine diventi acquisita?
Ce ne sono e sono differenti: a partire dai segnali presenti nell'ambiente, che ci ricordano se fare o non fare una determinata azione, fino ai feedback ai quali andiamo incontro quando ci comportiamo in un determinato modo.
Ad oggi la mia attenzione è concentrata sul ruolo che l’ambiente svolge nel sostenere o impedire i cambiamenti che vogliamo realizzare. Se vogliamo, ad esempio, bere più acqua, ma nell'ambiente quotidiano l’acqua è difficilmente accessibile, sarà una vera sfida riuscire a berne 2 litri al giorno.
Se, al contrario, disegno un ambiente intorno a me che mi propone in più occasioni durante la giornata acqua fresca, in abbondanza e facilmente fruibile, le cose cambiano. La psicologia dell’ambiente non è di certo un filone di studio recente, dato che le multinazionali della grande distribuzione la applicano da tanto tempo, guidando le nostre scelte di acquisto.
Credo, tuttavia, che sia giunto il momento di acquisire una maggiore consapevolezza rispetto a certe dinamiche e, dove possibile, volgerle a sostegno del cambiamento da noi desiderato.
5) Potremo farne a meno o la loro funzione è di importanza “vitale”?
Alcuni automatismi sono indubbiamente vitali e per questo madre natura si è attivata, fornendoci questi comportamenti fin dalla nascita: pensiamo alla respirazione o al battito cardiaco. Altre abitudini probabilmente non sono necessarie a vivere nel senso stretto del termine, ma sicuramente ci aiutano a godere di un'esistenza piena e soddisfacente.
Le persone che hanno l’abitudine ad essere grate, ad esempio, vivono meglio e più a lungo. Chi ha l’abitudine ad essere ottimista o a fare complimenti sinceri ai propri colleghi, invece, raggiungerà risultati più soddisfacenti.
6) Ci sono abitudini che possono rivelarsi vincenti nella nostra vita. Potresti fornirci qualche esempio?
Il concetto di vincente o perdente è molto soggettivo, perché dipende strettamente da quelli che sono i nostri obiettivi e, in ultima analisi, dai valori fondanti che ci fanno alzare la mattina. Per diverso tempo ho adottato l’abitudine di svegliarmi un’ora prima e fare diverse cose che reputo importanti per la mia salute e il mio benessere psicofisico, attività come la ginnastica, la lettura, la programmazione della giornata, la scrittura.
Quando è nato il mio secondo figlio prima e poi il terzo, tuttavia, continuare a mantenere quel comportamento mi costava troppi sforzi e mi allontanava dall'essere un buon padre. La sera, infatti, ero stravolto e mi addormentavo prima dei bambini: ecco che un'abitudine che era stata vincente in una certa fase della mia vita era finita per diventare controproducente in un momento diverso della mia storia personale.
Il suggerimento che posso dare è quello di partire sempre dai valori, ovvero da ciò per cui la vita vale la pena di essere vissuta. I valori sono sempre soggettivi e possono anche cambiare nel tempo. Una volta individuati i nostri valori personali dobbiamo proiettare degli obiettivi che siano coerenti con essi.
Soltanto quando avremo chiari il punto di partenza e quello di arrivo, potremo domandarci quali comportamenti siano funzionali ad accompagnarci in questo tragitto e, di conseguenza, incoraggiarli e automatizzarli.
Note sull'autore
Luca Mazzucchelli, psicologo e psicoterapeuta, apre nel 2004 lo Studio di Consulenza Psicologica, del quale oggi è Responsabile Scientifico e con il quale collaborano diversi psicologi, psicoterapeuti e psichiatri. Durante il suo percorso di formazione ha approfondito diverse tematiche quali la Psicoterapia Sistemico Relazionale insieme alla Dott.ssa Valeria Ugazio, l’approccio Strategico Breve insieme al Dott. Giorgio Nardone e la Psicoterapia Evolutiva con il Dott. Giulio Cesare Giacobbe. Nel 2012 apre il suo canale Youtube che, ad oggi, raccoglie oltre 300 video approfondimenti sulla psicologia e ospita le testimonianze dei più grandi psicologi viventi. Dal 2016 è direttore della rivista Psicologia Contemporanea e consulente editoriale per le collane di psicologia del gruppo Giunti Editore. Dal 2014 è Vicepresidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia. Durante il mandato, insieme ai colleghi del Consiglio, ha dato vita alla Casa della Psicologia. Negli ultimi anni ha realizzato diversi talks e interventi formativi per alcune importanti realtà nazionali e internazionali. È autore per Giunti Psychometrics del nuovo volume "Fattore 1%".